martedì 29 luglio 2008

Il bucato alla masseria


Mia madre viveva in campagna, in una di quelle masserie del Tavoliere dove il grano correva a
perdita d’occhio e qua e là numerosi cespugli interrompevano la distesa del giallo e ospitavano cicale, grilli e uccelli canterini.

La masseria era grande e la gente che l’abitava numerosa.

Il papà, il nonno e gli zii, dall’alba al tramonto lavoravano nei campi, le donne accudivano gli
animali e badavano alle faccende domestiche. Mia madre e gli altri ragazzini: le sorelle, i fratelli e i cugini aiutavano come potevano durante il tempo libero dalla scuola e, in estate si divertivano a giocare nell’aia. I maschietti più grandi andavano a pescare e a fare il bagno nel torrente al
confine della proprietà.

Due attività impegnative delle donne di casa mettevano in fermento anche i bambini: la
produzione del pane e il bucato.

Erano lavori lunghi e faticosi perciò si facevano a settimane alterne.

La lavorazione del pane era piacevole soprattutto in inverno: il calore del forno a legna
riscaldava il cuore di tutti e l’odore del pane fragrante, delle focacce, dei
biscotti e della teglia di coniglio e patate si spandeva per tutta la masseria
e faceva venire l’acquolina in bocca anche agli operai più lontani.

Ma in primavera e in estate festa grande, soprattutto per i più piccoli, era il bucato.

Richiedeva un giorno intero e le donne di casa si mettevano al lavoro a notte fonda.

Sistemavano i panni a strati in una grossa conca di zinco che aveva un foro sul fondo per fare uscire l’acqua. Sulla pila dei panni mettevano un telo e vi cospargevano sopra della cenere e del sapone fatto in casa e ridotto in scaglie.

Nel frattempo era pronto un grosso pentolone di acqua bollente che veniva versata nella conca.

L’acqua che usciva dal foro era il ranno. Esso veniva raccolto in un secchio, ribollito e versato di nuovo sui panni. Quando i bambini si alzavano era ora di risciacquare lenzuola, federe, tovaglie. Le massaie mettevano i panni in grosse ceste e tutti, grandi e piccoli, in comitiva andavano al torrente.

I panni puliti si mettevano ad asciugare stesi al sole sui prati e sui cespugli e quando si ritiravano per piegarli e metterli nelle ceste emanavano un buon profumo.

Le ceste del bucato diventavano delle comode portantine per i bambini più piccoli che o
dormivano o ridevano a crepapelle per il dondolio e i sobbalzi provocati dai ragazzi più grandi.

A casa il bucato veniva conservato nei cassoni tra sacchetti profumati di lavanda.


Principiante a bordo


Amici,
inizio con molta trepidazione questo mio blog e spero vivamente che diventi un luogo di incontro e di amicizia dove poterci scambiare pensieri, poesie, racconti e tanto altro.
Mi chiamo Dina, Leonarda per la precisione, e sono una maestra di scuola primaria.
Non ho il cappello con la penna rossa, in compenso ho i capelli rossi...tinti.
Vari sono i miei interessi, in particolare mi piace leggere e viaggiare. Amo molto i romanzi ambientati nel Medioevo e nell'antica Roma.
Vi saluto con simpatia.
Dina